L’uso di una risorsa naturale è sostenibile quando il suo prelievo non supera la capacità di rigenerazione della risorsa stessa. Il concetto di sostenibilità è dunque strettamente legato al concetto di limite dell’uso della risorsa naturale.
Nel settore ittico, a livello mondiale si registrano continui allarmi di sovrapesca, ovvero il depauperamento delle risorse ittiche causato da un’eccessiva e non razionale attività di pesca che può verificarsi in qualsiasi ecosistema acquatico, dai torrenti, ai laghi, agli oceani.
Secondo gli ultimi dati forniti dalla FAO, il contributo del prodotto ittico alla dieta mondiale ha raggiunto livelli mai registrati prima: nel 2010 4,3 miliardi di persone hanno ricavato il 15% delle proteine animali dal pesce. LA FAO ha anche rivelato che nel 2011 circa il 32% degli stock ittici mondiali risultavano sfruttati in eccesso, esauriti o in fase di ricostituzione.
L’uomo è quindi da considerare il predatore più pericoloso degli oceani. Al sovrasfruttamento delle risorse si aggiungono pratiche di pesca dannose per l’habitat marino e l’esclusiva cattura delle specie ritenute commercialmente più vendibili.
Di fronte a queste problematiche urge un approccio più sostenibile alla pesca, tra cui l’aumento della produzione di acquacoltura, la riduzione degli sprechi e metodi di pesca selettiva.
Friend of the Sea – standard internazionale per la certificazione di prodotti da pesca e acquacoltura sostenibili – ha fatto della sostenibilità la sua missione. L’idea di Friend of the Sea nasce dal suo fondatore, Paolo Bray, che collabora da 25 anni con l’Earth Island Institute, un’associazione americana attiva in progetti di carattere sia umanitario sia di conservazione dell’ambiente tra cui l’ormai celebre “Dolphin Safe”, programma di certificazione di tonno pescato senza produrre danni ai mammiferi marini. Negli anni 80’ e 90’, buona parte della pesca industriale di tonno utilizzava i delfini come riferimento – la loro presenza, infatti, si associa spesso a quella dei grossi tonni pinna gialla – con l’effetto di coinvolgerli nella mattanza per un totale di circa 100.000 delfini uccisi ogni anno. Un’elevata mortalità che proprio grazie a questo progetto si è ridotta drasticamente fino agli attuali 1500. Il Dolphin Safe si è sviluppato in tutto mondo, estendendo la sua sfera di interessi ad altri aspetti del potenziale impatto ambientale della pesca al tonno, tanto che al momento oltre il 90% delle aziende dell’industria del settore partecipa a questo programma riportando sui propri prodotti il logo che ne attesta la certificazione.
Proprio dagli eccellenti risultati derivati da questa esperienza e dalla consapevolezza degli effetti connessi al progressivo aumento della produzione mondiale di acquacoltura, nel 2008 nasce l’idea di ampliare ulteriormente il campo d’azione a tutela dell’ambiente marino attraverso il progetto Friend of the Sea.
Attualmente si contano circa 2000 prodotti, realizzati da 500 aziende in 59 paesi del mondo, muniti del bollino Friend of the Sea. La sua presenza sulla confezione garantisce al consumatore che lo stock ittico in questione non sia sovrasfruttato, che i metodi di pesca utilizzati siano selettivi e non implichino prese accidentali di specie in pericolo, che l’impatto sul fondale sia ridotto a livello trascurabile, che ci sia conformità ai codici di responsabilità sociale e di miglioramento dell’efficienza energetica. Ad oggi Friend of the Sea è uno dei principali schemi di certificazione a livello mondiale per prodotti ittici sostenibili che conta più di 10 milioni di tonnellate di prodotti da pesca selvaggia e più di 500mila tonnellate di prodotti allevati.
Il 15% delle società approvate Friend of the Sea sono italiane. L’Italia è il paese che vanta il maggior numero di prodotti certificati. E’ un dato molto significativo perché indice di quanto la sostenibilità ambientale sia diventato un argomento di discussione diffuso nel nostro paese.
Consumatori, grande distribuzione e produttori stanno diventando i protagonisti di un processo virtuoso: i consumatori sono sempre più consapevoli del fatto che possono influenzare grande distribuzione ed industria compiendo delle scelte responsabili al momento dell’acquisto; la grande distribuzione organizzata, a sua volta, recepisce questa tendenza e chiede ai propri fornitori prodotti la cui origine è dimostrata sostenibile; perciò, molti produttori si sottopongono ad audit di verifica per ottenere i marchi di approvazione Friend of the Sea. In questo processo il programma di certificazione ha un triplice scopo: aumentare la consapevolezza di chi fa la spesa; aiutare la GDO a comunicare quali prodotti sono sostenibili; coinvolgere sempre più aziende nel programma di certificazione facendo loro comprendere i vantaggi sia in termini ambientali che economici.
L’acquacoltura è una valida alternativa alla pesca di cattura poiché aiuta ad allentare lo stress cui gli stock marini sono spesso sottoposti.
Il settore dell’acquacoltura è in forte crescita (+7% circa annuo) e fornisce circa il 43% del pesce per uso alimentare a livello mondiale. Tuttavia, in moltissimi casi le produzioni di acquacoltura sono ben lontane dall’essere sostenibili e possono causare una serie di impatti ambientali e sociali, vedi la dipendenza dalla pesca per la produzione di mangimi e la produzione di reflui inquinanti.
Friend of the Sea ha sviluppato un apposito schema di certificazione per l’acquacoltura a garanzia di un allevamento responsabile di pesci e crostacei. Tra i principi più importanti su cui si basa ci sono il rispetto dei parametri delle acque reflue, il divieto dell’utilizzo di agenti antivegetativi nocivi e ormoni della crescita e la responsabilità sociale. Solo in Italia Friend of the Sea d’acquacoltura conta 50 aziende certificate.
La trota iridea, il salmerino di fonte e il salmerino alpino Astro vanta la certificazione Friend of the Sea dal 2009. L’area delle Dolomiti, ricca di fiumi e torrenti, è tradizionalmente nota per l’allevamento di queste specie ittiche d’acqua dolce, un’attività che risale già al 1879. La longevità del settore la dice lunga sulle caratteristiche di sostenibilità di una produzione destinata tanto al mercato interno quanto all’esportazione soprattutto verso Germania, Austria e Svizzera.
In tutti gli impianti Astro, l’uso di griglie idonee per tipologia, dimensione e trama, permette di ovviare al problema delle fughe di pesce. Le specie allevate non sarebbero comunque in grado di riprodursi in natura e non rappresentano perciò un pericolo per l’equilibrio dell’ecosistema né per le specie autoctone. Le trote del Trentino vengono allevate senza uso di OGM né ormoni della crescita e i mangimi derivano tutti da flotte approvate Friend of the Sea.
I dati relativi alla qualità delle acque sono aggiornati in tempo reale via computer e sono verificabili sia dal singolo produttore che dalla sede della cooperativa. Gli spostamenti di ogni lotto vengono accuratamente registrati a massima garanzia e trasparenza sull’origine sostenibile del prodotto.
Friend of the Sea nel corso degli anni collabora allo sviluppo progetti a livello internazionale, come quello promosso da FAO-CFC-INFOSAMAK per l’assistenza tecnica allo sviluppo delle piccole attività di pesca in Nord Africa e la loro integrazione nel mercato internazionale. Inoltre Infofish – prestigiosa organizzazione non governativa lanciata dalla FAO nel 1981 per fornire informazioni e servizi di marketing alle industrie ittiche nell’area asiatica del Pacifico – invita regolarmente Friend of the Sea ad intervenire con aggiornamenti sulle attività di monitoraggio della pesca IUU (illegal, unreported and unregulated).
Nel corso del 2015, inoltre, ha svolto attività di sensibilizzazione nelle scuole verso i temi della sostenibilità. Come i ragazzi della scuola australiana di Hong Kong che sono stati introdotti, un po’ come lezione e un po’ come gioco, al mondo della pesca e dell’acquacoltura con il supporto di esperti biologi. In questo modo i giovani studenti apprendono il significato della parola “sostenibilità”.
A seguito dei risultati tangibili ottenuti con Friend of the Sea, e con lo scopo di promuovere gli ideali di sostenibilità e conservazione delle risorse naturali, nel 2014 è stato dato il via al nuovo programma di certificazione Friend of the Earth. Questo standard di certificazione è stato sviluppato sulla base delle linee guide SAFA (Sustainability Assessment of Food and Agriculture systems) dettate dalla FAO, e i suoi principi si basano sulla salvaguardia e la tutela dell’intero ecosistema entro il quale le aziende svolgono la loro attività, un’agricoltura basata su metodologie di lotta integrata, migliore efficienza energetica, ottimizzazione delle risorse, conformità alle normative, responsabilità sociale.
Nell’arco di un soli due anni numerose aziende si sono sottoposte volontariamente ad audit per verificare l’origine sostenibile dei loro prodotti, come riso, pomodoro, latte e olio. Friend of the Earth vanta già la propria presenza in quattro continenti su cinque.